DTT. Mise integra FAQ bando LCN: alcune risposte, come quelle relative al calcolo della storicità di un marchio, sono decisamente inattese

Fonte: https://www.newslinet.com/dtt-mise-integra-faq-bando-lcn-alcune-risposte-come-quelle-relative-al-calcolo-della-storicita-di-un-marchio-sono-decisamente-inattese/

 

Il Ministero dello sviluppo economico continua la propria attività relativa al processo di refarming della banda 700 MHz, con pubblicazione ormai pressoché quotidiana di nuovi provvedimenti, revisione degli stessi o interpretazione del dettato normativo. E’ questo il caso dell’aggiornamento del documento FAQ bando LCN, che segue la pubblicazione delle graduatorie degli FSMA utilmente collocati in ogni area tecnica del territorio italiano.

 

FAQ bando LCN inattese

Alcune delle FAQ pubblicate oggi sono decisamente inattese. E, per certi versi, costringono a rivedere valutazioni sin qui condotte.

 

Il (complesso) piano editoriale

“A parte il previsto impegno relativo alla produzione della “dettagliata descrizione del piano editoriale contenente elementi atti a comprovare quanto dichiarato relativamente alla quota percentuale di programmi di cui all’art. 3, comma 2, lettera e)”, su cui i fornitori di servizi di media audiovisivi dovranno profondere particolari energie, elementi inediti provengono dalle delucidazioni sulle modalità di calcolo della storicità del marchio“, spiega l’avv. Stefano Cionini, cofounder di MCL Avvocati Associati, law firm che cura in esclusiva l’Area Affari Legali di Consultmedia.

 

I criteri di calcolo della storicità del marchio

“A riguardo, il Mise ha chiarito che se un marchio c.d. storico (marchio CORECOM) è rimasto nella disponibilità del soggetto a cui è stato originariamente rilasciato, seppure abbia cambiato nel tempo la denominazione, ai fini dell’attribuzione del punteggio relativo alla storicità, verrà considerata la data di primo rilascio. Ove invece un marchio c.d. storico (marchio CORECOM) fosse stato ceduto e volturato al soggetto acquirente che ne ha mantenuto l’originaria denominazione, verrà considerata, ai fini dell’attribuzione del punteggio relativo alla storicità, la data di primo rilascio”, continua l’avvocato.

 

Volture e successioni

Viceversa, se un marchio c.d. storico (marchio CORECOM) è stato ceduto e volturato al soggetto acquirente e modificato nella denominazione, verrà considerata, ai fini dell’attribuzione del punteggio relativo alla storicità, la data del provvedimento di voltura emanato a meno che non si tratti di operazioni di fusione per incorporazione tra la società cedente e la società acquirente.

 

Primo rilascio

Nel caso in cui un marchio “storico” sia stato modificato dal soggetto a cui era stato inizialmente rilasciato, sia stato ceduto con la nuova denominazione ad un nuovo soggetto e da questo mantenuto con stessa denominazione, ai fini dell’attribuzione del punteggio relativo alla storicità, verrà considerata la data del primo rilascio“, annota l’avv. Cionini.

 

Ci saranno diverse sorprese

“E’ evidente che, alla luce dei suesposti chiarimenti, diversi soggetti che temevano di subire una penalizzazione potrebbero recuperare importanti punti. Viceversa, FSMA concorrenti che confidavano in tali scivoloni, potrebbero trovare delle sorprese”, conclude il legale. Qui l’elenco delle FAQ aggiornate.

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Dal 22 Novembre i canali VIACOMCBS cambiano mux e passano in alta qualità

Apprendiamo da Digital Forum   che da Lunedì 22/11 i 4 canali Viacom passeranno tutti in h.264/AVC SD sul TIMB3.
Saranno in multiplazione statistica.
Paramount e Super! rimarranno per circa un mese anche in MPEG2 (sinulcast) rispettivamente su ReteA1 e Timb1, senza lcn (canali provvisori).

 

Questa la situazione ora:

TIMB 1: LCN 47 Super! MPEG-2

TIMB 3: LCN 49 Spike MPEG-2, LCN 67-267 VH1 MPEG-2

Rete A 1: LCN 27 Paramount Network MPEG-2

Dal 22/11

TIMB 3: LCN 27 Paramount Network MPEG-4 SD, LCN 47 Super! MPEG-4 SD, LCN 49 Spike MPEG-4 SD, LCN 67-267 VH1 MPEG-4 SDTIMB 1: senza LCN Super! MPEG-2
Rete A 1: senza LCN Paramount Network MPEG-2

Fonte: Digital Forum

Radio e Tv. Fra 12 mesi sarà tutto cambiato: le dinamiche in corso hanno subito una fortissima accelerazione

Fonte: https://www.newslinet.com/radio-e-tv-fra-12-mesi-sara-tutto-cambiato-le-dinamiche-in-corso-hanno-subito-una-fortissima-accelerazione/

 

Non è solo questione di refarming della banda 700 MHz, che, paradossalmentesta sviluppando più che il business dei broadcaster quello degli OTT dello streaming video on demand. Oppure di successione tra FM e DAB+ (che pure sta avvenendo in maniera silenziosa e graduale) e di affossamento del satellite da parte delle soluzioni ibride (HBBTV) e OTT. O ancora di rivoluzione nelle indagini d’ascolto, con somministrazione di dati con cadenza mensile (ancorché sempre con l’anacronistico metodo CATI).
E’ che il sistema radiotelevisivo nel suo complesso, come accaduto per tanti altri ambiti economici, a causa dell’anticipazione di almeno un lustro del mondiale processo di trasformazione sociopolitico-economico-strutturale in nuce prima del Covid, fra 12 mesi non sarà più lo stesso.

 

Dinamiche

Vediamo insieme le principali dinamiche in atto nel nostro paese, che successivamente approfondiremo in singoli articoli.

 

I broadcaster tv nazionali

Partiamo dal digitale tv terrestre.
Quelli che oggi sembrano essere i vincitori della partita del DTT, cioè gli operatori di rete nazionali declinati in ambito areale, rischiano di essere coloro che, alla fine, rimarranno con il cerino in mano.

 

Diritti di non uso

Con diritti d’uso decennali che fra 5 anni potrebbero essere antieconomici sul piano gestionale. Impossibile, verrebbe da dire, visto che nelle sedute pubbliche ministeriali per la definizione delle graduatorie dei fornitori di servizi di media audiovisivi utilmente collocati la capacità trasmissiva sulle reti nazionali di EI Towers e RAI Way è quasi sempre esaurita prima del soddisfacimento della richiesta (tranne che in aree di appetibilità commerciale meno rilevante, come Val d’Aosta o Trentino Alto Adige).

 

Accaparramento

Anche a causa di Top FSMA fagocitatori, cui l’accaparramento di capacità trasmissiva da 3 Mbits per marchio potrebbe, in prospettiva, costare molto più caro del canone stesso.

 

Gate. In tutti i sensi

Eppure è ormai evidente (o dovrebbe esserlo a chi guarda un po’ più in là) che il DTT è già un gateway per la IP Tv. FSMA nazionali come Discovery lo stanno già trattando così: basta guardare la loro applicazione HBBTV. Che, di fatto, sia a livello grafico che di offerta sostanziale, è una piattaforma OTT, molto simile a quella di Netflix e Prime Video. Per Discovery già ora il DTT è un transito, un punto di accesso.

 

SATurazione

Inutile combattere questa tendenza a livello politico, come pare vogliano fare i broadcaster. Il rischio, per loro, è di fare la fine dei provider satellitari, ormai marginalizzati dalla diffusione delle smart tv effettivamente connesse, che hanno largamente superato le televisioni collegate ad una parabola. Meglio quindi prendere atto del ruolo di gate del DTT e farsene una ragione. E un business, finché si può.

 

La Radio, il dito, la luna

La Radio, forse ancora più della tv, è al centro di sconvolgimenti. E anche qui l’occhio dell’editore rischia di guardare al dito, piuttosto che alla luna.

 

La centralità del ricevitore

Archiviato per ora il rischio switch-off FM/DAB+, si stanno concentrando tutti gli sforzi per sviluppare nel suo complesso la radio digitale via etere, attraverso un tentativo di recupero in extremis del ritardo accumulato dalle radio locali rispetto a quelle nazionali nel presidio delle autoradio.

 

Disparità e dinamiche

Attraverso soluzioni che però rischiano di creare ulteriori disparità: come quelle delle autorizzazioni sperimentali concesse solo ad alcuni consorzi, pur col vincolo di non poterne fare impiego commerciale ex art. 21 c. 3 Delibera 664/09/C0NS. Differenziazioni che potrebbero innescare contenziosi che avrebbero come unico risultato quello di bloccare nuovamente lo sviluppo della radio digitale locale fino all’assegnazione di diritti d’uso definitivi (ovviamente non prima del 2023, cioè dopo la conclusione del refarming della banda 700 MHz).

 

I sistemi di infotainment

Tuttavia, anche qui, concentrando tutta l’attenzione sul fatto che le nuove auto sono ex lege dotate di ricevitore DAB+, ci si dimentica che lo sono anche (senza obbligo normativo, ma come imposizione di mercato) di sistemi Android Auto e Apple Car Play. Questi ultimi prendono di fatto il controllo dello smartphone – che tutti possediamo – e riflettono in mirrorlink sul dashboard delle auto le applicazioni vi presenti.

 

Carrier delle abitudini

Comprese le app radiofoniche e dei servizi di streaming on demand. E siccome lo smartphone è il punto di collegamento tra indoor e outdoor (nel senso che è l’unico elemento in comune ai due ambienti), accade sempre più spesso che esso sia impiegato per portarsi le abitudini di casa sull’auto. Insomma, se la scomparsa dell’antico ricevitore FM (e non solo) nelle abitazioni è un dato di fatto di cui tutti ormai hanno preso atto, potrebbe non essere lontano il tempo in cui anche l’autoradio sarà, se non eliminata, quantomeno progressivamente meno utilizzata.

 

Geologia dei dati d’ascolto

Infine, sempre trattando di radio, un’altra delle dinamiche in corso è l’aggiornamento delle indagini d’ascolto. Il metodo CATI, nonostante il suo anacronismo e l’evidente inadeguatezza delle evitatissime interviste telefoniche, non potrà essere velocemente abbandonato dal Tavolo Editori Radio. Sarà piuttosto integrato in un sistema di Total Audience, di cui costituirà una componente insieme ad altre (terze) rilevazioni (come Auditel).

 

Centralità e mensilità

La centralità, quindi, passerà alla rilevazione T.A. Non basta, però. Per limitare il contraccolpo di iniziative di dumping sul mercato pubblicitario come quella di Spotify (ma anche di Facebook e Google), il TER probabilmente frammenterà la somministrazione di dati rispetto agli attuali tempi da ere geologiche. Magari passando alla pubblicazione di dati mensili.

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DTT. Pubblicato l’elenco delle attribuzioni LCN nazionali ad esito del relativo bando

Fonte: https://www.newslinet.com/dtt-pubblicato-lelenco-delle-attribuzioni-lcn-nazionali-ad-esito-del-relativo-bando/

 

Pubblicato l’atteso esito della procedura per le attribuzioni LCN nazionali, cioè le numerazioni automatiche dei canali sul telecomando con riferimento ai servizi di media audiovisivi a diffusione nazionale in chiaro.

 

Attribuzioni LCN nazionali

Nel merito, come noto, con comunicazione in data 07/10/2021 sul sito istituzionale del Ministero dello Sviluppo Economico, è stato pubblicato l’Avviso Pubblico relativo alla Procedura per l’attribuzione della numerazione automatica dei canali (LCN) con riferimento ai servizi di media audiovisivi a diffusione nazionale in chiaro.

 

Chi poteva partecipare

Ricordiamo che potevano partecipare alla suddetta procedura tutti i soggetti già abilitati alla fornitura di servizi di media audiovisivi in tecnica digitale terrestre, anche stabiliti in uno Stato appartenente all’Unione europea o in uno Stato parte della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla televisione transfrontaliera, con riferimento ai servizi di media audiovisivi a diffusione nazionale in chiaro.

 

I documenti

Qui per consultare l’elenco LCN nazionali in esito alla procedura di attribuzione della numerazione automatica dei canali con riferimento ai servizi di media audiovisivi a diffusione nazionale in chiaro (Delibera AGCOM 116/21/CONS).

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Tv. Graduatorie FSMA: cosa faranno ora gli esclusi in ogni Area Tecnica? Ecco un piano B studiato appositamente per loro, da oltre un anno

Fonte: https://www.newslinet.com/tv-graduatorie-fsma-cosa-faranno-ora-gli-esclusi-in-ogni-area-tecnica-ecco-un-piano-b-studiato-appositamente-per-loro-da-oltre-un-anno/

 

La situazione dei fornitori di servizi di media audiovisivi locali che nelle relative aree tecniche occuperanno i mux degli operatori di rete assegnatari delle frequenze a seguito del refarming della banda 700 MHz si va velocemente delineando. E gli esclusi in prima battuta (non idonei) e in seconda (non assegnatari di capacità trasmissiva) sono tanti. Soprattutto nelle aree tecniche con bassa dotazione di capacità trasmissiva (come Veneto e Friuli) ed alta rilevanza demografica, non si tratta solo di emittenti misconosciute, ma anche di progetti editoriali di elevato interesse socio-culturale.

 

Alternative per gli esclusi dalle graduatorie

Che fine faranno tali soggetti? Abbasseranno la saracinesca dedicandosi ad altro? Oppure hanno studiato delle alternative? Sempre ammesso che ne esistano, ovviamente, fuori dai consueti ricorsi giurisdizionali. Che, tuttavia, difficilmente consentiranno il risarcimento in forma specifica, cioè il reinserimento in graduatoria.

 

Way Out

Ne parliamo con Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia, società di consulenza strategica in ambito radiotelevisivo che da oltre un anno ha nel cassetto una way out per tali soggetti. Questione che ora (e soprattutto prossimamente, quando saranno pubblicate le graduatorie di aree ad alta densità FSMA e bassa disponibilità di banda, come Sicilia, Puglia, Lazio) diventa di tremenda attualità.

 

Nulla di imprevisto, in realtà

“Quello che sta succedendo non ci ha per nulla sorpreso. Da oltre un anno stiamo lavorando su questo scenario, ampiamente prevedibile e infatti previsto. Anche se non con le attuali tempistiche, frutto di ritardi ingiustificabili da parte del Ministero dello sviluppo economico”, spiega l’ing. Rinaldi.

 

Novelle normative

“Fermi restando alcuni inevitabili sviluppi normativi che prenderanno atto di esigenze di fatto (sopravvenute) e di diritto (come la presenza di capacità trasmissiva inutilizzata su alcuni mux, anche se non necessariamente nell’immediato e l’obbligo di consentire l’accesso al sistema tv a nuovi entranti, per non incorrere in procedure di infrazione in ambito UE, ndr), la soluzione che abbiamo studiato prevede, chiaramente, lo sfruttamento delle potenzialità delle smart tv. La cui diffusione sta assumendo dimensioni rilevanti.

 

Refarming spinge le tv…. connesse

Sviluppo conseguente sia del refarming stesso (che ha imposto la sostituzione dei televisori in grado di ricevere le nuove codifiche, che, sono praticamente tutti device connected tv) che della diffusione della banda larga nelle case, esplosa come esigenza per fronteggiare i nuovi modelli di vita indotti dal Covid”, ci spiega Rinaldi.

 

No sat

“In questo momento le televisioni effettivamente connesse alla rete sono già di più di quelle che ricevono la diffusione satellitare (che sono circa 10 mln tra Sky e Tivusat, cioè le due piattaforme che di fatto rappresentano il mercato sat in Italia, essendo irrilevante il numero di coloro che ricevono il segnale non mediato da tali aggregatori, ndr)”, osserva il partner Consultmedia.

 

A maggio 2021 in Italia 11 milioni effettivamente connesse

Sulla scorta della ricerca di base Auditel di maggio 2021, infatti, su un universo di 23,9 mln di famiglie televisive, 12,7 milioni erano quelle con tv connettibili (cioè associabili a dispositivi che consentono di utilizzare app e streaming video sul televisore, indipendentemente dal fatto che sia una smart TV), di cui 11 milioni effettivamente connesse. Figurarsi ora, dopo la corsa alla sostituzione dei tv di ottobre 2021…

 

L’obiettivo a portata di telecomando. Quasi

“Di per sé, quindi, raggiungere una parte del pubblico precedentemente servito in DTT (nel caso degli esclusi dalla capacità trasmissiva a seguito delle graduatorie FSMA) insieme all’utenza prima non illuminata (perché al di fuori dalla portata dei mux ospitanti) sarebbe già possibile. Sennonché, approdare sulle piattaforme OTT dei vari televisori è pressoché impossibile“, puntualizza l’ingegnere. In effetti, bisognerebbe che Amazon Prime, Netflix, Disney, Rakuten, ecc. mettessero a disposizione delle sezioni dedicate alle emittenti locali e comunque a prodotti in live streaming. Il che, al momento, non appare essere nei loro piani.

 

One click

E poi c’è il problema della semplicità d’utilizzo. L’one click, per dirla in senso tecnico.

 

HBBTV, pensaci tu

“Soccorrono quindi le potenzialità della HBBTV, il cui utilizzo è una soluzione – a nostro avviso – estremamente interessante, per due ordini di motivi.

 

1° comandamento: chi ha una smart tv prima o poi la usa

Il primo è costituito dal fatto che, come detto, i nuovi tv sono adatti alla ricezione dei contenuti mediati da tale tecnologia e che le ultime statistiche dimostrano che la maggioranza di coloro che hanno una smart tv ed una connessione alla rete in casa, prima o poi coniugano le due cose. E secondo l’organizzazione HbbTv, a dicembre 2020 (quindi quasi un anno fa) i tv in grado di ricevere il relativo formato erano già 4 milioni. Se consideriamo che nel corso del 2021 saranno stati venduti ulteriori 4 milioni di televisori di cui una gran parte HBBTV e che nel 2022 ne saranno commercializzati altrettanti (per completare l’aggiornamento), ben si comprende la portata della questione.

 

2° comandamento: semplicità

La seconda è che l’utilizzo delle funzioni HBBTV, col tasto colorato del telecomando e le freccette, è tipico della fruizione dei contenuti OTT, cosicché gli utenti sono già abituati e non necessitano di istruzioni se non quelle sommarie relative al logical channel number del canale ospitante”, annota Rinaldi.

 

Il progetto HBBTV di Consultmedia

“Bene, ciò posto, abbiamo selezionato per ogni area tecnica alcuni canali con LCN del blocco pregiato (10/19) come partner di Consultmedia per la realizzazione di bouquet – da parte di un partner tecnologico con cui abbiamo condotto ampie sperimentazioni nell’ultimo anno – ove ospitare sia i soggetti esclusi a vario titolo dalle graduatorie che nuovi entranti (web radio, web tv e in generale altri prodotti audio/video) a fronte di canoni contenuti – afferma l’esponente della struttura di competenze a più livelli -.  Analogamente, per chi ambisse ad una dimensione nazionale, abbiamo stretto accordi con FSMA nazionali che ospiteranno bouquet HBBTV su LCN del primo arco di numerazione”.

 

Il futuro del DTT: baluardo contro l’intermediazione OTT

“D’altra parte, il trend dello sviluppo della tv via IP è tale che ben prima della scadenza dei dieci anni di durata dei diritti d’uso T2 assentiti, il pubblico sarà in gran parte migrato su tale piattaforma. Anzi, i nostri studi indicano che, con ogni probabilità, il futuro del DTT non sarà quello di vettore diretto, bensì di baluardo contro l’intermediazione degli OTT.

 

Piattaforma di transito e salti

Un sistema, cioè, per impedire che per fruire di contenuti televisivi si debba necessariamente passare da loro (gli OTT, ndr) sulle smart tv. Una piattaforma di transito verso l’IP, ma senza pagare il pedaggio agli OTT (sempre ammesso che siano interessati a concederlo). Così noi li saltiamo a piè pari”, conclude Rinaldi.

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